Una poesia che avrei voluto scrivere: “Oscillazione immobile” di Ghiannis Ritsos

In una delle più significative scene del film “Dead Poets Society” (L’attimo fuggente – di Peter Weir -1989), il preside della scuola, Mr. Nolan, dopo aver cacciato il prof. John Keating, ne prende il posto come insegnante e comincia a prodigarsi in uno dei più ridicoli, assurdi ed improbabili tentativi di spiegare “Che cos’è la poesia”, usando assi cartesiani e principi matematici o geometrici (chiamateli come volete).

Fortunatamente, ben 17 anni prima, c’era chi sapeva di cosa stesse parlando: Ghiannis Ritsos, nel 1972, scrive “Oscillazione immobile”, a mio parere il miglior tentativo mai riuscito di spiegare l’ispirazione poetica, senza enfasi, ma, come lui era uso fare, con una metafora rubata ad un apparente “scorcio” di vita quotidiana.

Credo di non aver bisogno di spiegarvi altro (altrimenti cado nella trappola di Mr. Nolan); leggete la poesia ed immergetevi per un attimo nella magia e nella fantasia del “nostro” Ghiannis.

Oscillazione immobile

Nella fretta di alzarsi per aprire la porta

rovesciò il cestino coi fili del cucito –

i rocchetti si sparpagliarono sotto il tavolo, sotto le sedie,

negli angoli più impensati, – uno, di un rosso sull’arancione,

dentro il vetro della lampada; uno viola

nel fondo dello specchio; quello là d’oro –

non aveva mai avuto un rocchetto d’oro – da dove salta fuori?

Provò a inginocchiarsi per raccoglierli a uno a uno e rimettere

tutto a posto

prima di aprire la porta. Non fece in tempo. Suonarono di

nuovo.

Rimase immobile, impotente, le mani lungo i fianchi.

Quando si ricordò di aprire, – non c’era più nessuno.

Così, dunque, la poesia? Esattamente così la poesia?

Ghiannis Ritsos – Poesie – 1972